Se il Signore non costruirà la casa
PROSEGUE LA PUBBLICAZIONE DEI COMMENTI AI QUINDICI SALMI DEI GRADINI
Di Bruno Di Porto
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שִיר הַמַּעֲלֹוֹת לִשְלֹמֹה
ִאִם יְהֹוֹה לא יִבְֶנֶה בִַיִת שְָוְא עְָמְלוּ בוָֹנָיו בֹּוֹ
ִאִם יְהֹוֹה לא יִֹשְָמָר ִעִיר שְָוְא שַָקַד שוֵֹמֵר
שְָוְא לֶָכֶם מַֹשְכִּיֵמֵי קוּם מְאַחֲֵרֵי שֶֶבֶת
אֹכְֵלֵי לֵֶחֵם הָעֲצִָבִים ֵכֵּן יִֵוֵֹן לִידִידֹוֹ שֵָנָא
הִֵסֵּה נַחֲַלַת יְהֹוֹה בִָּנִים שָָֹכָר צְִּרִי הַבֶָּטֶן
כְּחִִקִּים בְַּיַד גִבֹּוֹר ֵכֵּן בְֵּנֵי הַסְּעוִּרִים
אַֹשְֵרֵי הַגֶֶּבֶר אֲֶֹשֶר מִֵלֵּא ֶאֶת אַֹשְצָּתֹוֹ מֵֶהֶם
לא יֵֹבֹשוּ ִכִּי יְדְַבְּרוּ ֶאֶת אוֹיְִבִים בַֹּשַָעַר
IM ADONAI LO IVNÉ BAIT SHAVÈ AMLÙ VONAV BO
Se il Signore non costruirà (non aiuta a costruire) la casa
Invano vi si affannano i suoi costruttori
IM ADONAI LO ISHMOR IR SHAVÈ SHAQAD SHOMER
Se il Signore non custodirà la città, invano vigila il custode
SHAVÈ LAKEM MASHKIMÉ QUM MEACHARÈ SHEVET
È cosa vana per voi che vi alzate presto e riposate tardi
OKLÉ LECHEM HA AZAVIM, KEN ITTEN LI YEDIDÒ SHENÀ
Che mangiate il pane con fatiche, darà il riposo (serenità) a chi gli è caro
HINNÈ NACHALAT ADONAI BANIM SAKAR PERÌ HA-BBATEN
Ecco il retaggio che dà il Signore sono i figli, il compenso è il frutto del ventre
KE CHIZIM BE YAD GHIBOR KEN BNÉ HANNEURIM
Come frecce nella mano del prode, così sono I figli dei giovani (generati in giovane età)
ASHERÉ HAGHEVER ASHER MILLÈ ET ASHPATÒ ME HEM
Beato l’uomo che ha riempito la sua faretra di tali frecce
LO YEVSHÙ KI IDABBRÙ ET OYEVIM BA SHAAAR
Non si vergogneranno (non saranno da meno) quando parleranno con nemici alla porta della città (quando si trovino a dover trattare con stranieri che non abbiano buone intenzioni sul confine del paese)
*
Versione di Dante Lattes
Se l’Eterno non edifica la casa
Invano vi si affaticano i suoi costruttori.
Se l’Eterno non costruisce la città
Invano vigila la guardia.
È inutile che vi alziate presto
Che andiate a riposare ad ora tarda
Che mangiate il pane di dure fatiche
Tanto è Dio che dà il sonno tranquillo a chi gli è caro.
Sono un dono di Dio i figli
È un premio il frutto del ventre
Come le frecce in mano al guerriero
Così sono i figli dell’età giovanile
Oh beatitudini dell’uomo che empie
Di loro la sua faretra.
Non si periteranno di replicare
Agli avversari sulla porta.
Dante Lattes osserva che gli avversari alla porta possono essere le parti contendenti o i rispettabili concittadini con cui si trattano degli affari, sempre alla porta delle città, come Boaz quando riscatta la proprietà e il diritto di prelevazione di un parente per sposare Ruth. Osserva anche che il salmo è attribuito a Salomone forse perché vi si parla della costruzione della Casa, cioè del Tempio, la casa per antonomasia.
Nel Tikkun Tehillim a cura di Moisè Levi, ed. Lamed, Davide istruisce il figlio Salomone sulla corretta educazione dei figli. La freccia scoccata da mano ferma conserva la spinta e procede senza deviazioni. I figli cresciuti da genitori attenti rimarranno decisi verso la meta.
Se non sarà l’Eterno a [voler] costruire la casa, i costruttori si saranno affaticati inutilmente. Se non sarà l’Eterno a proteggere la città, invano si sarà affaticato il custode. Vano sarà stato per voi alzarvi in anticipo e ritardare nell’andare a riposare, per voi che mangiate il pane frutto di molte fatiche, mentre in effetti Egli concede il sonno ristoratore a chi gli è caro. Ecco i figli sono un’eredità [che proviene] dall’Eterno. Il frutto del ventre è una ricompensa. Come delle frecce in mano a un valoroso tali sono i figli nati in gioventù. Beato l’uomo che ha riempito di essi la propria faretra. [sono stati allevati così bene che] non proveranno vergogna quando parleranno in pubblico con i nemici.
I nemici possono essere delegazioni di paesi stranieri espansionisti, che vengono a chiedere passaggi militari, tributi di dipendenza o proposte di allineamento alla loro politica, come se ne registrano nei testi biblici. Tal genere di richiesta è previsto anche da parte ebraica ai confini con città straniere. È stato un atteggiamento frequente nella storia internazionale.
Il citato libro di Gianpaolo Anderlini (I QUINDICI GRADINI. UN COMMENTO AI SALMI 120 – 124, Giuntina, 2012), reca molte e sottili interpretazioni che sono state date del salmo, applicate a diverse epoche, fino invero a smarrircisi. Ne raccolgo due. Una la seleziono dalle possibili tre del commentatore Radaq (David Kimchi), rabbino di Narbona (Francia), vissuto dal 1160 al 1235, già incontrato in questo percorso. Si riferisce, da uomo medievale, al lungo tempo dell’esilio ebraico, durante il quale Gerusalemme è stata occupata dai romani (chiamati in modo allusivo Edom, altro nome di Esaù), poi dai musulmani, dai crociati, i quali tutti ci si sono affannati per tenerla, mentre il Signore si volge con amore e fiducia al YEDID del versetto 2, che significa amico, persona cara, diletto: per Radaq è il Re Messia, Ha Melekh Ha Moshiach, atteso per fede dal popolo ebraico.
L’altra versione, sopra anticipata nel Tikkun Tehillim, è di Davide che si rivolge al figlio Salomone il quale costruirà il Tempio, ma è stato rimproverato, da certi critici, per aver guastato l’opera sua con il mantenere donne straniere, presunte foriere di idolatria, e l’avere sposato una figlia del Faraone di Egitto, quindi una straniera. Tali nozze tra le corti reali suggellavano invero rapporti tra monarchie e stati, come è avvenuto a lungo nella storia delle dinastie. Ne trattano il primo libro dei Re, capitoli 7 e 8, e il secondo libro delle Cronache, al capitolo 3, che ho riassunto e curato nel terzo volume della Bibbia dell’Amicizia. Ecco il punto in questione, dove Salomone, usando i dovuti riguardi verso la regale sposa, distingue momenti e spazi per la sacralità del Tempio: Shelomò ha coltivato alleanze e relazioni internazionali, soprattutto con il regno fenicio di Tiro, e largamente anche con l’Egitto. Sposa la figlia del faraone, che porta in dote la città di Gezer, sottratta ai filistei, posizione ambita e strategica. La tratta con dovuto riguardo, costruendole degna casa e garantendola nell’osservanza del suo culto, ma edifica la propria reggia nei pressi del Tempio. Quindi la moglie egiziana è tenuta, in quanto straniera, a distanza dal luogo sacro. Sebbene nel gran discorso inaugurale del Tempio lo stesso Salomone si sia premurato di accogliere anche stranieri attratti dal Dio di Israele, che vengano da lontano, e abbia pregato il Signore di ascoltarli dal Cielo. Sull’influenza e presenza della potenza egiziana nella terra di Canaan, alla base anche dei successivi rapporti con il regno di Giuda, verte il pregiato libro Pharaoh in Canaan. The Untold Story, edito dall’Israel Museum in Yerushalaim nel 2016.
Sotto il profilo linguistico, in tema di salmi antichi o di età relativamente tarda, quando si è avuto forte influsso dell’aramaico, devo dire, nei miei limiti linguistici, che trovo il salmo 127 più chiaro e comprensibile di altri.
Un caro saluto,
Bruno Di Porto
Commento al salmo 123