Il 19 aprile 1943, alla vigilia della Pasqua ebraica, le SS tedesche avviarono le operazioni di sgombero e deportazione degli abitanti del ghetto di Varsavia. Gli ebrei si ribellarono scatenando una rivolta armata che durò qualche settimana. Finì tragicamente, ma fu vera e propria resistenza contro i nazisti. In occasione dell’anniversario pubblichiamo una poesia del poeta polacco Bimen Heller. La dedichiamo a tutti i combattenti per la libertà e per la vita, e ai resistenti ucraini.
Nel ghetto di Varsavia è già il mese di Nissan
In varshaver gheto s’iz khoydesh nisn
Accanto alle mazzoth di crusca, al borscht nei bicchieri
Dei tempi antichissimi di nuovo si narra
Di come uscì dall’Egitto il popolo ebraico.
Com’è antica la storia, com’è antico il niggun!
Ma oggi, nel Seder presso finestre sbarrate
Si intrecciano verità e menzogne
E com’è difficile l’una dall’altra distinguere…
Khol dichfin – accanto a finestre e porte sprangate
Khol dichfin – urlano di fame i bambini
Khol dichfin – sui vuoti piatti di Pesach
Khol dichfin – piangono i vecchi ciechi
E nel ghetto di Varsavia è già il mese di Nissan
E si penserebbe che quelle figure che dondolano
Sono marrani spaventati
Salvati da qualche aggressione
No, questo è il resto del popolo, i seicentomila
Che Mosè ha tratto dalla schiavitù egiziana
E che ora il nemico ha risospinto nel ghetto
Non ha impedito loro di morire, ha loro permesso di urlare.
Da Olanda e Polonia, e Belgio, e Francia
Gli ultimi piangono, gli ultimi qui hanno deportato
Ora sono mendicanti scorticati e nudi,
Di cinquanta famiglie una sola è rimasta.
E nel ghetto di Varsavia è già il mese di Nissan
Via Wołyńska, il soffitto sbilenco si piega.
Da mia madre ci sono ospiti. Al suo Seder persino
Sono arrivate le nuore di Bruxelles con i nipoti.
Che serve a loro il Seder? A che le preghiere?
Chi si aspettava gli ospiti inattesi?
Li hanno condotti qui “angeli” con croci e mannaie
Sono arrivati per restare qui, trucidati.
Sul tavolo bottiglie e calici stanno pronti per i già condannati
Ma nessuno dei nipoti domanda “Kashes?”…
Perché solo le parole francesi a loro son note.
Ma nel ghetto di Varsavia è già il mese di Nissan
Mia madre con sforzo sorride
Le sue labbra serrate dalla fame
Nel giorno di festa si fanno morbide e dolci
I suoi occhi riprendono a brillare
Come un tempo, in anni passati
Di nuovo vi spumeggia il vino dolce di Sedarim lontani
D’anni dalla memoria cancellati
Ma d’improvviso nell’anima una scoperta
Tende in avanti e torce le sue mani devote
E invece di iniziare con il kiddush il Seder
I nipoti mormorano: “Riversa la Tua ira, o Signore”.
E nel ghetto di Varsavia è già il mese di Nissan
Ed è colmo il calice di Elia il profeta
Ma chi interrompe, gridando, il Seder?
A bere è arrivato il malach-ha-maveth
Come sempre – risuona la lingua tedesca
Come sempre – la lingua abituata al comando
Come sempre – sono arrivati. Conducono al macello
Di nuovo una parte del popolo ebraico. Come sempre.
Ma il ghetto quegli urli non vuole più udire,
Né lo sterminio che arriva dalle mani degli oppressori:
Oggi gli stipiti saranno segnati con sangue tedesco
E questo sangue ricada sulle teste dei nazisti.
E nel ghetto di Varsavia è già il mese di Nissan
Da casa a casa corre rapida la nuova:
Che le nostre armi si bagnino in sangue tedesco,
Finché nel ghetto c’è ancora un solo ebreo vivo.
Scompaia dai nostri occhi l’ubbidienza,
Che i nostri occhi non osino più piangere.
Ubriachiamoci di odio, di resistenza, di gioia,
Perché ci si può opporre, perché ci si può difendere
Ascolta: la mezzanotte è squarciata da spari
Ascolta: la morte ricorre i tedeschi
Ascolta: la storia oggi si chiude
Con le morti degli eroi in questa notte di veglia.
Traduzione dal polacco di Laura Quercioli Mincer
Binem Heller
È nato a Varsavia nel 1908 in una povera famiglia chassidica. A 14 anni già lavorava come guantaio. Perseguitato per la sua partecipazione al movimento comunista fu costretto a lasciare la Polonia. Dal 1937 al 1939 ha abitato in Belgio e a Parigi; è tornato in Polonia nel 1939. Dopo l’aggressione tedesca alla Polonia è fuggito a Białystok, poi in Kazachstan, ad Alma-Ata, e quindi a Mosca. La sua famiglia è rimasta nel ghetto di Varsavia. Nel 1947 è tornato in Polonia. Nel 1956 è di nuovo emigrato in Belgio, e quindi in Israele, dove è morto dopo il 1983.