Contro la riforma del sistema giudiziario
Oggi, venerdì 10 marzo dalle ore 15:00 in piazza Santi Apostoli a Roma, in concomitanza con la visita del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nella capitale, si svolge una manifestazione a sostegno della democrazia in Israele.
La manifestazione punta a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla deriva anti-democratica dell’attuale governo di estrema destra in Israele, che sta cercando di limitare il potere della giustizia con una riforma del sistema giudiziario. Sulla scia delle proteste in corso in diverse città israeliane e all’estero, la manifestazione a Roma punta a preservare il sistema democratico in Israele. La garanzia di un sistema democratico in un Paese con cui l’Italia intrattiene rapporti politici ed economici interessa anche l’Europa. Il timore dell’accentramento di potere nelle mani del governo ha spinto già alcuni investitori a lasciare il Paese.
La manifestazione è organizzata dal gruppo indipendente “Liberi cittadini israeliani”, composto da esponenti della società civile israeliana in Italia. Contattata dai suoi organizzatori Beth Hillel non si è sottratta alla chiamata e per amore di Israele sta al fianco degli organizzatori, condividendone gli obiettivi e le preoccupazioni.
Cosa prevede la riforma della giustizia
La riforma riguarda il ruolo della Corte suprema e il suo attuale potere di bloccare le leggi anti-costituzionali. In Israele, infatti, non esiste una Costituzione ma solo delle Leggi fondamentali. Il parlamento, la Knesset, è monocamerale e il presidente non ha il potere di bloccare le leggi. Mancano, quindi, quei paletti stabiliti in Italia dalla Costituzione per controllare l’attività dell’esecutivo. Finora, in Israele il ruolo di garante è stato esercitato proprio dalla Corte suprema, che ha diritto di veto su ogni norma attraverso una clausola di ragionevolezza, che annulla in automatico una legge quando non è considerata “ragionevole”. Con la riforma della giustizia, attualmente in esame in parlamento, il governo Netanyahu vuole cambiare lo stato delle cose e limitare il potere dei giudici supremi. In particolare, il testo prevede un aumento della quota di membri eletti direttamente dal governo della commissione incaricata di nominare i 15 giudici della Corte suprema. Oggi la commissione è composta da nove membri, di cui quattro politici scelti dal governo (2 ministri, 2 parlamentari). La riforma, il cui iter dovrebbe concludersi a fine marzo, prevede di incrementare a 11 il numero dei membri della commissione e otto saranno nominati dal governo. La riforma stabilisce poi la cancellazione della clausola di ragionevolezza, a parte per le norme che riguardano le Leggi fondamentali, per le quali servirà una maggioranza ampia. Infine, si vuole attribuire al parlamento monocamerale il potere di bloccare le sentenze della Corte, dando così ai deputati, dunque alla maggioranza che esprime il governo, l’ultima parola sui giudici. i giudici potranno bocciare solo le leggi “incostituzionali” e solo a maggioranza ampia. La riforma della giustizia proposta dal governo Netanyahu, attualmente alle prese con processi per presunta corruzione, porrà la Corte “sotto tutela”.