Sentirsi conosciuto,
percepito da Dio

Commento di Bruno DI PORTO

 

Nel salmo 139 primi tre versetti

יְהוֹה חֲקַרְתַנִי וַתֵּדָע
אתָּה יַדַעְתָ שִבְתִי וְקוּמִי
בַּנְתָה לְרֵעִי מֵרָחוֹק
אָרְחִי וְרִבְעִי זֵרִיתָ וְכָל דְרָכַי הִסְכַּנְתָה

Adonai haqartani vattedà, Attà yadata shivtì ve qumì. Banta lereì  merahoq. Orhì verivì zerita ve kol derakai hiskanta

La lettera chet (H fortemente aspirata) è traslitterata sottolineandola. Altre volte è resa in ch, come del resto ho fatto sopra, citandola.

Adonai, mi hai esaminato e mi conosci, Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo, comprendi il mio pensiero da lungi, quando cammino e quando mi riposo mi osservi, e tutte le mie vie ti sono note (Menachem Emanuele Artom ha invece tradotto dirigi).

Versetto 13

כִּי אַתָּה קָנִיתָ כִלְיֹתָי תְסֻכֵּנִי בְּבֶטֶן אִמִּי

Ki attà  qanita kiliotai tesukkeni be veten immì 

Tu hai creato le mie reni, mi hai intessuto nel ventre di mia mamma.

VETEN – VENTRE, propongo nota etimologica di connessione – con il latino VENTER e l’italiano VENTRE. Imparai da mio fratello Arturo zlb l’epentesi o inserimento, addolcente, in latino e lingue europee, o indoeuropee, dei suoni N, M, R, L nelle connessioni etimologiche rispetto all’ebraico, lingua semitica.

Versetto 16

גָלְמִי רָאוּ עֵינֶיךָ וְעַל סִפְרְךָ כֻּלָּם יִכָּתֵבוּ יָמִים יֻצָּרוּ
ולא אֶחָד בָּהֶם

Kullam ikkatevù yamim yuzzaru ve lo ehad ba hem
Golmì raù  einekha ve al sifrekha kullam ikkatevù  yomim yuzzaru ve lo ehad ba hem

I tuoi occhi hanno visto il mio embrione e sul tuo libro (ve al sifrekha – sefer libro) erano scritti i giorni in cui sarebbero stati creati (sottinteso uomini) e nemmeno uno di loro (sottinteso vi era ancora).

GOLMI’ Il mio GOLEM, embrione, larva, materia che ancora non ha forma – ecco il leggendario Golem suscitato, in figura e forza di uomo, dall’argilla o dal fango, mediante combinazione esoterica di lettere dell’alfabeto, dal Maharal di Praga, il rabbino cabalista Yehudà  Loew ben Bezalel, vissuto per la maggior parte nel ‘500, morto nel 1609, onorato con una statua e in bel francobollo cecoslovacco. Il Golem è  il mitico precedente dell’automa.

Versetto 17

Difficile è invece all’uomo comprendere i pensieri divini:  “Per me, o Dio, sono molto difficili i tuoi pensieri, come sono ardui i loro principii”

וְלִי מַה יָקְרוּ רֵעֶיךָ אֵל מֶה עָצְמוּ רָאֹשֵיהֶם

Ve li ma Yokrù  reekha, El. me azmù  roshehem.

REA pensiero, idea, significato, Rayon è nel titolo di una mia piccola rivista, “Hazman ve ha Rayon”, Il Tempo e l’Idea”. La radice AIN ZADI MEM esprime forza, consistenza, essenza, quindi arduit  nel sondare a fondo la trascendente essenza divina. ROSH capo principio (Rosh ha Shanà).

Versetto 18

אֶסְפְּרֵם מֵחוֹל יִרְבּוּן הֱקִיצֹתִ י וְעוֹדי עִמָּךְ

Esperem (SAFAR contare) me hol irbun heqizoti ve odì immakh

Cerco di contarli (ma, sottinteso) sono più  numerosi (più fitti) dei granelli della sabbia (HOL), mi sveglio (sottinteso quando mi sveglio la mattinaheqiz svegliarsi, alzarsi ) e ancora (ogni volta, ad ogni alba) sono con Te, con Dio, l’essenza divina, il divino mistero. Il linguaggio, come potete osservare, è denso, concentrato, ellittico.

Versetto 19

Una svolta nel salmo per l’ansia provocata dai malvagi e falsi.

אִם תִקְטֹל אֱלוֹהַ רָֹשע וְאַנְֹשֵי דָמִים סוּרוּ מֶנִּי
אֲֹשֶר יֹמְרוּךָ לִמְזִמָּה נָשֹוּא לַשָוְא עָרֶיךָ
הֲלוֹא מְשַֹנְאֶיךָ יְהוֹה אֶשְֹנָא וּבִתְקוֹמְמֶיךָ אֶתְקוֹטָט

Im tiqtol Eloha rashà  ve anshé  damim suru mennì 
Asher yomrukha limezimmà  nasù  la shavè arekha
Halò  misanekha Adonai esnà  uviteqomemekha etqotat (radice Qatat)

Se tu (magari), o Dio, uccidessi il malvagio e voi, uomini di sangue ve ne stesse lungi da me. Sono quelli che Ti si rivolgono con astuzia (perfidia, in modo ingannevole), sono quelli che inducono al male la tua città. Certamente odio, Adonai, quelli che ti odiano e contender  contro quelli che si ergono contro di te.

Verso la conclusione, dopo l’essersi sentito ben conosciuto e seguito dal signore Iddio ed aver espresso, quasi di rimando da creatura a creatore, la difficoltà  di comprenderne i pensieri e i piani, il salmista gli dice e gli confida che ad ogni mattutino risveglio è immerso nel pensiero di Lui. Ma, a questo punto, emerge il travaglio del salmista che non sopporta l’umana malvagità, aggravata dalla falsità  nel rivolgersi dei malvagi a Dio. Di qui l’accorata invocazione: Magari Tu uccidessi il malvagio, o Dio, e voi, uomini sanguinari, allontanatevi da me. Forse Dio, che da sempre lo scruta, non ha compreso a qual punto egli soffra per i malvagi che arrivano ad invocare Dio falsamente, mentre commettono cattive azioni, fino a spargimento di sangue. Sicché il salmista, per difesa propria e dell’ingannato creatore, scende poeticamente in campo: Contenderò  contro coloro che si sollevano contro di Te. Li odio dell’odio più violento, essi sono miei nemici.

Versetto 22

תַכְלִית שִֹנאָה שְנֵאתִים לְאֹיְבִים הָיוּ לִי
חָקְרֵנִי אֵל וְדַע לְבָבִי בְּחָנֵנִי וְדַע שַֹ רְעַפָּי
וּרְאֵה אִם דֶרֶךְ עֹצֵב בִּי וּנְחֵנִי בְּדֶרֶךְ עוֹלָם

Taklit (certamente) sineà shenetim (davvero li odio) leoyevim haiù  (quali nemici che mi sono) Haqereni (radice Haqar Heqer cercare, ricerca, ipotizzo al limite una connessione etimologica con cerca, investigare, esaminare, esplorare). El ve dà levavì  behaneni ve dà  sareapai (radice SARAF, Serefà  Incendio). Ureè  im derekh (via, strada) ozev (dolorosa, triste) bi (in me) uneheni (e indirizzami, guidami, radice Nahà ) bederekh Olam.

Nel travaglio, chiede a Dio un rinnovato esame del suo animo e un indirizzo risolutivo: Esaminami, o Dio, e conosci cosa sento e penso (con questa endiadi rendo qui levav) e sappi quel che in me brucia, e vedi se vi è in me la strada del dolore e avviami sulla via eterna. Il salmista si è sentito dall’inizio conosciuto da Dio ma giunge a chiedergli un supplemento o ritorno di indagine alla luce di quel che lo fa soffrire per sé e per l’ordine divino insidiato. Non pensa alla correzione dei malvagi cui si riferisce, forse non credendola possibile, tanto sono protervi e pericolosi. Neppure parla di giustizia, con pene adeguate ma non di morte. Vi è di estremo, e di sincero nel salmo, per il guasto che viene prodotto da uomini a mal più che a ben usi, per dirla con Dante. Ma arriva a pensare di essere forse lui troppo apprensivo, incline al dolore morale, e prega Dio quale curatore di anime, quasi in religiosa psicanalisi, perché  lo orienti sulla via maestra, la migliore, la via eterna, Derekh Olam.

Bruno Reuven Di Porto

salmo 139

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