Pace a Israele
PROSEGUE LA PUBBLICAZIONE DEI COMMENTI AI QUINDICI SALMI DEI GRADINI
Di Bruno Di Porto
ֹשִֹיר הַמַּעֲלוֹת הַבֹּטְחִים בַּיהוָֹה כְּהַר צִיון לֹא יִמּוֹט לְעוֹלָם יִֹשֵב
יְרוֹּשָלִַם הַרִים סָבִיב לָהּ
וַיהֹוָה סָבִיב לְעַמּוֹ מֵעַתָּה וְאַד עוֹלָם
כִּי לֹא יָנוּחַ שֵבֶט הָרֶֹשַע עַל גּוֹרַל הַצּדִּיקים
לְמַעַן לֹא יִֹשְלְחוּ הַצַּדִּיקִים בְּעַוֹלָתָה יְדֵיהֵם
הֵיטִיבָה יְהוָֹה לַטּוֹבִים וְלִישָרִים בְּלִבְּוֹתָם
ןְהַמַּטִּים עקַלְקַלּוֹתָם יוֹלִיכִיכֵם יְהוֹהָ אֶת פֹּעֲלֵי הָאָוֶן
שָלוֹם עַל יְשְֹרָאֵל
TRASLITTERAZIONE E TRADUZIONE
SHIR HAMMAALOT
HABBOTCHIM BAADONAI KEHAR ZION LO YIMMOT LE OLAM YOSHEV
Canto dei gradini
Coloro che confidan nel signore son come il monte Sion che non vacilla, è stabile in eterno
YERUSHALAIM HARIM SAVIV LÀ
Gerusalemme i monti ha intorno
VE ADONAI SAVIV LE AMMÒ ME ATTÀ VE AD OLAM
e il Signore è intorno al suo popolo da ora e per sempre
KI LÒ YANUACH SHEVET HA RASHÀ AL GORÀL HAZZADIQIM
che non si poserà la verga del malvagio sul possesso dei giusti
Dante Lattes: poiché lo scettro dell’empietà non poserà sulla sorte dei giusti. I giusti non siano indotti a stendere all’iniquità le loro mani
LEMAAN LO ISHLECHÙ HAZZADIQIM BEAVLATÀ YEDEHEM
Affinché non mandino i giusti nell’iniquità le loro mani
HEITIVA ADONAI LATTOVIM VELIISHARIM BELIBBOTAM
Benefica, Signore, i buoni e gli onesti (persone corrette) nei loro cuori
VEHAMMATTIM HAQALQALLOTAM YOLIKEM ADONAI ET POALÉ HAAVEN
e i devianti per vie tortuose il Signore li porterà via insieme con gli operatori di iniquità.
Così ha tradotto Rav Menachem Emanuele Artom: li porterà via insieme con gli operatori di iniquità.
La Bibbia concordata, edizione Mondadori, traduce questo punto: Il Signore li accomuni agli operatori di iniquità.
SHALOM AL ISRAEL
Pace a Israele
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Dal commento di Dante Lattes: «È un discorso molto originale quello del nostro poeta. In fondo egli dubita della costanza degli uomini nella virtù e nell’onestà e pare che voglia richiamare l’attenzione di Dio sopra un fenomeno doloroso ma molto comune, l’influenza che i cattivi esercitano sui buoni e la contagione che il successo e la prospera sorte dei disonesti ha anche sulle persone rette. Data questa constatazione, egli intende rassicurare le persone oneste sull’aiuto che Dio darà ai loro sforzi e alla loro volontà di non traviare … L’umano consorzio sarebbe dunque composto di tre elementi o classi: dei disonesti e degli empii del versetto 3, dei buoni, virtuosi o giusti dei versetti 3 e 4, e dei traviati del versetto 5, che lasciano le vie diritte per i sentieri tortuosi e che finiscono col seguire le orme dei primi (disonesti e empi) e meritano perciò di fare la loro fine». – È, in sostanza, l’umana influenzabilità, che però vale anche per la buona influenza dell’educazione, delle leggi e della loro applicazione attraverso i poteri che esercitano la giustizia.
Questo salmo, 125, rende all’inizio un quadro di stabilità nazionale e religiosa nella descrizione di Gerusalemme, città santa e capitale di Israele, a differenza del salmo precedente, pervaso di tremore per gli attacchi e le insidie di altri popoli, con lode e gratitudine al Signore per averli rimossi. Gerusalemme appare protetta, in grazia di Dio, nel montuoso quadro geografico che la cinge, il monte Sion non vacilla e dura in eterno, detto con rassicurante fiducia, quale dote dei giusti che quivi hanno il loro possesso e la loro garanzia. Ma al versetto 3 si leva l’auspicio che non vi si posi la verga dei malvagi (shevet ha reshà). Nel precedente salmo il pericolo, da cui Israele, per grazia divina, si è salvato, proveniva dagli esterni nemici di Israele. In questo salmo, come già si è visto nei salmi 139 e 123, la preoccupazione non viene tanto da ostilità degli stranieri quanto dall’umana inclinazione al male, che non risparmia la società ebraica. L’influenza degli autentici malvagi può trascinare gli eticamente insicuri, le persone che hanno pensieri ed atteggiamenti tortuosi, che non posano su salde basi di autentici valori e buona condotta. L’auspicio, dettato dalla fede, è che il Signore vigili sull’indomita e concorde garanzia morale dei giusti perseveranti nel bene, in armonia con il baluardo geografico dei monti, e risolva l’ambiguità del settore di mezzo, costituito dalle persone tortuose e inclini a compromessi, assimilandole ai malvagi, dai quali non si sanno rettamente distinguere. Analogamente nel Pentateuco, i libri della Torà, vi sono momenti o fasi nettamente dirimenti di selezione, lungo il difficile percorso, dall’uscita dall’Egitto alla vigilia dell’approdo nella terra promessa, per opera di Mosè e Giosuè. Lo scenario del salmo 125 è in Yerushalaim, in terra promessa e raggiunta, ma sempre preoccupandosi della tenuta della società nel segno dell’Alleanza con l’Eterno. Il pericolo non è qui visto nella compromissione con culti idolatrici di altri popoli, situazione che non vi compare, ma nella compromissione interna, morale e sociale, dei mattim aqalqallotam: quelli che si perdono nell’aqalqal, parola onomatopeica, come lo è anche l’italiana tortuosità. Il salmista pensa al bene etico e generale del popolo, nella sua terra: Shalom al Israel – Shalom è pace e completezza di bene. L’esigente criterio etico può valere per ogni nazione e società, che si voglia mantenere sana e ben governata, per di più in luce religiosa. A differenza di quanto è attestato nella Torà circa avvenute azioni punitive di comportamenti eversivi, ribelli o di infrazioni dei precetti, specie ad opera di Mosè e Giosuè, nel nostro salmo la vigilanza e le punizioni sono attese ed invocate come pertinenza divina, a protezione dei giusti in Gerusalemme.
Se ci si voglia poi portare nell’ottica di una moderna civiltà giuridica, i punibili reati vanno distinti da discutibili modi di vita privata e di ordine confessionale, le colpe vanno accertate e le pene graduate. Del resto, già l’antico Israele disponeva, come altri paesi, di idonei tribunali. Venendo a tempi relativamente vicini, tra i maestri del diritto Cesare Beccaria (1738 – 1794) è di onore per l’Italia e l’Europa. Comunque l’istanza etica di fondo, che irradia dai salmi e in genere dalla Bibbia, orienta gli animi a buona e saggia condotta in ideale e prassi di zedaqà: giustizia, rettitudine, onestà, buone azioni, beneficenza, qualità accordabili con un buon vivere, in equilibrio e sanità di fondo; quindi di guida nell’esistenziale complessità dell’ animo umano e nella responsabilità del cittadino verso il civile consorzio. Sicché i buoni esempi, le giuste esortazioni, la cultura e l’educazione possano giovare al buon ordine, e prevenire o sopperire, in decente parte, a ritardi nell’apparato pubblico della sicurezza a della giustizia.
Bruno Di Porto
Commento ai salmi dei gradini 129 e 130